"Esistono ancora luoghi reconditi in cui possiamo ritrovare, nel dialogo e nella familiarità con la natura, nei nostri cuori, ciò che ci rende umani e degni del bello che la vita offre . Questi luoghi sono i giardini.
Nel fare il giardino, l'uomo deve restare in ascolto della natura, del genius loci, non forzare ma assecondare le forze che vi operano, mettendosi al loro servizio e riallacciando così il legame con il mondo naturale; il quale lo ripagherà regalandogli il piacere più compiuto e nello stesso tempo inesauribile, lo spettacolo della vita e delle stagioni."
Genius loci, cioè lo spirito di un luogo. L'unica regola per chi voglia creare e curare un giardino è il "rispetto per il luogo in cui operiamo" e che "ci parla":
"Quando si crea o si mantiene un giardino bisogna sempre fare atto di modestia. Il luogo ha origini lontane, più lontane delle nostre. Possiede una storia in cui abbiamo il dovere di entrare in punta di piedi".
Bisogna imparare l'arte di guardare e quella della pazienza, che abbiamo da tempo disimparato; ma anche, anzi soprattutto, quella di ascoltare.
Fate il meno possibile, lasciate alla natura il grosso del lavoro, ritiratevi quanto potete dal campo d'azione".
Ci siamo allontanati, forse irrimediabilmente, dal mondo naturale ma possiamo modificare radicalmente il nostro rapporto con il vivente, fino a considerare l'intero pianeta come un vasto giardino".
"Un'umanità finalmente tranquilla può, se lo vuole, vivere in questo grande spazio che è la terra, prendendosi cura della vita".
Nei giardini - di cui il verde urbano resta solo un surrogato un po triste - l'uomo può riconquistare il senso delle cose e lo scorrere naturale del tempo, di cui i ritmi quotidiani lo hanno privato. "
Ci sono luoghi che sembrano resistere meglio a questa distruzione lenta e apparentemente inevitabile, Luoghi che riescono a preservare la propria anima e che la stupidità della civiltà non riesce a edulcorare facilmente. In questi luoghi l'esperienza della bellezza, del mistero vivente dell'essere è ancora accessibile ai comuni mortali. Naturalmente, sto parlando dei giardini".
"Il tempo del giardino è dunque quello della vita. Non ci spinge in avanti, come il tempo meccanico che ormai governa le nostre esistenze, perché un vero luogo ci radica sempre nel tempo presente, qui e ora. Non vi sono scopi da ottenere, né obiettivi da raggiungere, perché la vita ha un solo fine: se stessa. E lo stesso la bellezza, che nasce costantemente dal processo vitale.
Ritrovare questa vita, la vera vita e questo tempo della natura che è anche il nostro vero tempo, il tempo che conosce il nostro corpo animale: ecco cosa ci spinge ad aprire il cancello di un giardino e a entrarvi, ogni volta come se ci accingessimo a entrare in un mondo a parte sepolto dentro di noi.
Questo è il dono del giardino. Ora, respirando tutta la bellezza del luogo, tuffandomi nel suo mistero, comprendo questa sensazione.
Qui si vede che il mondo dorme. E forse questo giardino è il suo sogno."
"Fate giardini! Veri giardini, naturalmente, luoghi indomiti, fuorilegge... Tracciate il vostro disegno sulla faccia della Terra, che si presta sempre volentieri ai sogni dell'uomo, piantate un giardino e prendetevene cura. E proteggete anche quelli che restano e resistono, i vecchi luoghi abitati dalle piante che arrivano da lontano e continuano a sognare nonostante l'insensato baccano che li circonda.
Lavorate con i poeti, i maghi, i danzatori e tutti gli altri artigiani dell'invisibile per rimettere al suo posto il mistero del mondo.
parlo del vero giardiniere, quello che opera insieme alla natura e con il genius loci, quello che senza posa, lavorando, gioca con il mistero del mondo vegetale. Parlo del giardiniere-poeta."
"E il giardino creò l'uomo" di Jorn de Précy alias Marco Martella
Il Giardino non è mai perduto. Così, essendo troppo vecchio per credere alle rivoluzioni, non avendo mai avuto gusto per i manifesti politici, io non raccomando che una forma di ribellione: il giardinaggio.
Fate giardini! Veri giardini, naturalmente, luoghi indomiti, fuorilegge. Io, che sono sempre stato allergico alla civiltà, con questo sangue di barbaro dell'estremo Nord che mi scorre nelle vene, ho curato un giardino selvatico.
Voi scegliete lo stile che vi confà. Tracciate il vostro disegno sulla faccia della Terra, che si presta sempre volentieri ai sogni dell'uomo, piantate un giardino e prendetevene cura. E proteggete anche quelli che restano e resistono, i vecchi luoghi abitati dalle piante che arrivano da lontano e continuano a sognare, nonostante l'insensato baccano che li circonda.
Lavorate con i poeti, i maghi, i danzatori e tutti gli altri artigiani dell'invisibile per rimettere al suo posto il mistero del mondo.
Ciò facendo, affronterete le forze contrarie che oggi sembrano più potenti che mai.
Non opporrete al sistema un'ideologia o un progetto politico, ma un semplice luogo con i suoi semplici valori.
Non avrete il desiderio assurdo di cambiare il mondo: farete solo un piccolo spazio alla vita.
La natura vi offre questa possibilità. Sicuramente non sarete soli in questa battaglia - benché sia improprio definire "battaglia" quest'opera tanto gradevole, dolce, colma di belle sorprese e di ricompense che è il giardinaggio.
Gli dèi sono dalla vostra parte.
Sì, quegli dèi che si è voluto scacciare, anche loro esuli sulla Terra, ma sempre infinitamente più saggi dei mortali.
Stanno aspettando gli uomini, sorridendo dei loro errori e delle loro speranze, dietro il cancello aperto del giardino.
Nel grande deserto che è diventato il mondo degli uomini, non ci resta che il giardino!